È morto a 83 anni Manuel Antonio Noriega. Il sanguinario ex-dittatore/ex-trafficante panamense stava scontando una condanna a 40 anni di reclusione dal 1992, dopo essere stato catturato dalle forze statunitensi.
Solo dieci anni prima, un colpo di stato sostenuto da quelle stesse forze lo aveva posto al potere.
Dittatore di Panama dal 1983 al 1989, Noriega è stato un personaggio tanto funesto quanto velocemente dimenticato (almeno in occidente). Qualcuno lo avrà incontrato di recente grazie alla serie Narcos (Netflix) che, con “coraggio hollywoodiano”, si è finalmente data pena di raccontare i fatti come stavano (in un trafiletto, perché il protagonista della serie è Pablo Escobar): negli anni ’80 della guerra ai cartelli della droga, la CIA e il Dipartimento di Stato USA preferirono appoggiare i dittatori che scontrarsi direttamente con i narcotrafficanti.
Faccia d’Ananas (il suo soprannome più benevolo) trasudava “stabilità” e anti-comunismo e veniva propagandato come “il buono” da Bush sr. e compagnia. In realtà guadagnava un’ampia fetta dal passaggio della cocaina nel proprio Paese, tassandone il trasporto, riciclando il denaro dei cartelli e permettendo l’arrivo di quantità sempre maggiori. Ah, e nel frattempo massacrava la sua gente, etichettando chi gli pareva come “oppositore” e/o “comunista”.
Il presidente panamense Varela ha twittato: “Con la morte di Noriega si chiude un capitolo della nostra storia. I suoi figli e la sua famiglia ora meritano un funerale in pace”.
Berliner 
